Collegiata di San Candido

Collegiata di San Candido

Un baluardo della fede

La Collegiata di San Candido è, sotto molti aspetti, un gioiello tra le chiese romaniche della regione alpina. Situata ai piedi delle Dolomiti, questo edificio sacro non è solo una tra le più belle, ma anche la più grande chiesa romanica del Tirolo e di tutte le Alpi orientali.
La costruzione iniziò nel 1143, dopo che il monastero benedettino fondato dal duca bavarese Tassilo III nell’VIII secolo fu convertito in una chiesa collegiata. La facciata e la forma
della chiesa sono rimaste immutate dal 1280 – ad eccezione del campanile, che fu eretto circa 40 anni dopo. Nemmeno il tempo ha lasciato i suoi segni su questo edificio monumentale.

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Imperfettamente conosciamo e imperfettamente amiamo. Tommaso d’Aquino (1225 – 1274)
Il simbolismo dell’edificio sacro
La chiesa, con le sue tre navate, è espressione della visione medievale del mondo e, con simbolismo romanico, esprime profonda religiosità. La vita è presentata come un sogno, mentre il divino e il trascendentale come immagine reale del mondo eterno. Le stesse possenti mura perimetrali si mostrano come simbolo della potenza della fede del pio ed erratico pellegrino sulla terra. L’affresco della cupola, che racconta la storia della creazione, è il più grande affresco romanico interamente conservato. Di interesse storico-artistico è l’autoritratto del pittore, rappresentato come un uomo incappucciato.
La cripta sotto il coro superiore fu costruita nel XII secolo, mentre intorno al 1240 fu eretta la statua del patrono del monastero, San Candido.

IL GRUPPO DELLA CROCIFISSIONE
Il gruppo ligneo della Crocifissione di San Candido è una delle creazioni più importanti della scultura alto-medievale. È l’opera di un maestro attivo nella metà del XIII secolo. Quest’opera di inestimabile valore è una raffigurazione oggi molto rara di Gesù. Essa mostra Gesù come il Figlio di Dio risorto e raggiante vincitore sulla sofferenza, la morte e l’incredulità (si noti la testa di mongolo su cui poggiano i piedi del Salvatore) e non la raffigurazione di un Gesù martirizzato e sofferente, che ci è familiare soprattutto dal tardo Medioevo. Il giudizio: un’opera d’arte unica del suo tempo.

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